Vecchi gettoni telefonici: la classifica di quelli che valgono più di tutti

Vecchi, lisciati dal tempo e dalle mani di chi li ha usati, i gettoni telefonici oggi fanno parte della memoria materiale di chi ha vissuto prima dell’era dei cellulari. Erano oggetti comuni, presenti nelle tasche di molti, eppure ora alcuni di questi piccoli dischi metallici sono diventati pezzi da collezione. Non tutti, certo, ma alcuni esemplari hanno raggiunto valutazioni interessanti, soprattutto se ben conservati e difficili da reperire.

La nascita dei gettoni

I gettoni nascono come strumenti pratici: una moneta sostitutiva, utilizzata nelle cabine pubbliche per telefonare. In Italia i primi furono coniati nel 1927 dalla STIPEL, una delle concessionarie telefoniche attive tra Piemonte e Lombardia. Venivano usati per evitare furti o manomissioni nei telefoni pubblici. Il loro impiego è durato decenni, fino ad essere gradualmente soppiantati dalle schede telefoniche negli anni 80 e 90.

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Inizialmente realizzati in alpacca, una lega di rame, zinco e nichel avevano un aspetto lucido e resistevano bene all’uso. Altri vennero prodotti in bronzo, più pesanti, spesso destinati a telefoni montati in fiere o esposizioni. Nel tempo il disegno cambiò: nel 1945 la TETI introdusse la variante con tre scanalature, divenuta lo standard per le cabine. Da lì in poi il formato si uniformò rendendoli utilizzabili.

Alcuni numeri stampati sui gettoni hanno assunto importanza nel mercato del collezionismo. Non sono date vere e proprie, ma codici a quattro cifre che indicano anno e mese di coniazione. E grazie a questi codici che si riesce a classificare i pezzi a stabilirne il valore. Alcuni codici sono comuni, altri invece assai rari, prodotti in tirature più basse o usati per brevi periodi.

Quali valgono di più

Tra quelli che oggi valgono di più c’è il gettone STIPEL del 1927. È considerato il capostipite, ed è molto ambito. Se tenuto bene può valere tra i 60 e gli 85 euro. Il valore cambia a seconda dell’usura, della leggibilità del marchio e dell’ossidazione. Trovarne uno messo bene è davvero raro. Parliamo di oggetti che hanno quasi cent’anni e che sono passati di mano in mano chissà quante volte. Spesso sono graffiati spenti nel colore consumati dall’uso. È difficile che siano rimasti intatti, proprio perché non erano fatti per essere collezionati, ma semplicemente usati.

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Ci sono poi i gettoni con le sigle 7607 e 7905 , cioè del ’76 e del ’79. Non valgono cifre esagerate, ma qualcosa sì. Il primo può stare tra i 10 e i 30 €, l’altro intorno ai 15. Insomma niente di clamoroso, ma per chi li possiede già in casa magari dimenticati in un cassetto, è comunque un piccolo valore che non guasta.

Ci sono poi alcune serie più difficili da trovare, come il gettone 7110 del 1971, che può toccare i 70 euro. Quello 7304 del 1973, può arrivare a 60€. Poi il 7704 del 1977 oscilla sui 50€. Si tratta di prezzi che circolarono meno o che sono sopravvissuti in buono stato. Anche piccole variazioni nella forma o nel tipo di scritta possono farne salire il prezzo.

Quand’è che sono rari

Come per le monete, lo stato di conservazione è fondamentale. Un gettone può perdere metà del suo valore se è graffiato, macchiato o deformato. i collezionisti cercano pezzi “fior di conio” ovvero perfetti o quasi. Ma sono pochi quelli rimasti in queste condizioni, perché erano oggetti d’uso quotidiano, maneggiati da milioni di persone, spesso senza particolare cura.

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Anche l’anno in cui è stato coniato può incidere molto. Alcuni anni sono più richiesti perché rappresentano periodi specifici o eventi storici. A volte non è tanto la rarità in sé, ma il contesto a far lievitare l’interesse. Alcuni gettoni degli anni ’40 hanno preso valore anche per quello che rappresentano. Erano anni complicati, c’era la guerra, tutto stava cambiando, pure il modo di comunicare. Quei pezzi raccontano qualcosa in più e forse per questo attirano chi cerca oggetti che si portano dietro un po’ di storia vissuta.

Poi c’è la questione della rarità vera. A volte certi gettoni sono quasi spariti, magari perché ne fecero pochi o perché vennero ritirati subito. Quando succede è facile che diventino oggetti da collezione. Qualcuno li cerca per anni, si scambiano tra appassionati, finiscono anche in aste online, dove i prezzi salgono parecchio .

Cosa fare se trovi dei gettoni

Chi trova dei vecchi gettoni in casa e pensa di venderli dovrebbe prima farli valutare. Ci sono esperti, numismatici o appassionati, che sanno riconoscere un’esemplare di pregio. Su Internet si trovano molte aste e mercatini online, ma è meglio sapere cosa si ha in mano prima di metterlo in vendita. Un errore comune è svendere un pezzo raro solo perché sembra uguale agli altri.

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Oggi i gettoni non hanno più una funzione pratica, ma conservano un valore affettivo per chi li ha usati e un valore storico per chi ama collezionare oggetti del passato. In qualche modo raccontano un’Italia diversa, fatta di fila alle cabine, telefonate brevi e taccuini pieni di numeri scritti a mano. Un tempo in cui comunicare era molto più complicato ma anche più misurato.

Non è raro che qualcuno li tenga ancora come portafortuna un ricordo di famiglia. Piccoli oggetti che oggi sembrano obsoleti ma che una volta erano indispensabili. Ognuno porta con sé un pezzo di storia. Chi ha avuto la fortuna di conservarli potrebbe scoprire di avere tra le mani qualcosa che vale più del previsto, o magari no. Ma intanto vale la pena controllare.

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